Perché questo Libro Bianco

Lo scorso anno FPA ha avviato un ambizioso percorso di riflessione introducendo, come filo conduttore della propria attività, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile introdotti dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’impegno di raggiungerli entro il 2030. Obiettivi, fatti propri dalla gran parte dei Paesi a livello mondiale e finalizzati a risolvere problemi come il lavoro che non c’è, la sicurezza percepita come precaria, la tutela della salute, la qualità dell’ambiente, la crescita delle disuguaglianze. L’orizzonte di riferimento resta questo, ma se siamo d’accordo su cosa fare, analoga chiarezza non c’è su come farlo e ragionevoli dubbi si sollevano sulla capacità della nostra macchina istituzionale, nelle sue diverse articolazioni, di essere in grado di gestire i processi di innovazione nei diversi ecosistemi.

A questo ritardo di carattere strutturale si aggiunge una preoccupazione legata al passaggio di legislatura e all’avvio di un nuovo governo, con il conseguente rischio di fermare e far ripartire da zero i processi di modernizzazione lentamente avviati.

Per questo FPA ha deciso di avviare un processo di advocacy partecipativo finalizzato a sostenere la centralità dei processi di innovazione in atto e a scongiurare un completo reset delle cose fatte.

Il Libro Bianco rappresenta il primo risultato di questo processo, volto a sensibilizzare chi sarà deputato a gestire la modernizzazione della PA a non essere tentato da nuove rivoluzioni, ma a condividere un percorso capace di valorizzare le cose già fatte ed individuare il metodo migliore per aggiungerne di nuove.